Autore: elena
Il cerchio di Banpo 2025
Scritto da elena il . Pubblicato in blog.
Il laboratorio sarà proposto nel 2025 alle donne che ruotano intorno all’associazione Artemisia di Fabriano. L’edizione del 2025 verte sulla Compassion, cioè quella qualità di tenerezza, gentilezza e comprensione che è elemento fondamentale di un sano rapporto con se stessi e gli altri, basato sulla validazione, l’accettazione incondizionata e il non giudizio.
La società intera e la famiglia nello specifico potrebbe averci indirizzato verso un atteggiamento eccessivamente critico, esigente o punitivo verso noi stessi, che ci rende vulnerabili ad ansia, depressione e comportamenti disfunzionali volti a colmare le nostre presunte inadeguatezze.
Il laboratorio si propone come obiettivo la comprensione dei nostri sistemi emotivi, con particolare riguardo al sistema calmante e di accudimento, che appunto ruota intorno alle qualità compassionevoli di cui siamo dotati come esseri umani e come mammiferi.
Il diario di Luca e Nina
Scritto da elena il . Pubblicato in Pubblicazioni, Senza categoria.
“Il diario di Luca e Nina” – scritto da Elena Grilli insieme a Myriam Fugaro, è un breve testo per sensibilizzare sul tema della violenza di genere. Può essere letto in iniziative ed eventi in cui si vuole trattare questa tematica aiutando le persone a riconoscere i vissuti sottostanti le dinamiche della violenza.
I pensieri e le emozioni dei due protagonisti si srotolano lungo le varie fasi di una escalation violenta:
- innamoramento
- gelosia
- isolamento
- esplosione della rabbia
- pentimento
- perdono
- rabbia ancora più forte
- paura.
Molto adatto per iniziative nelle scuole superiori, può essere letto da un ragazzo e una ragazza per permettere un’immedesimazione e una consapevolezza profonda di come ci si sente dentro il ciclo della violenza.
Può essere scaricato da Amazon sia nel formato ebook che in quello cartaceo. I proventi andranno interamente all’Associazione Artemisia, che gestisce il centro antiviolenza di Fabriano.
Le parole della violenza
Scritto da elena il . Pubblicato in blog, Mondo femminile e violenza di genere, violenza.
Non si deve credere che un uomo violento con la propria partner abbia comportamenti brutali tutto il tempo, fin dall’inizio della relazione. Al contrario, l’inizio è spesso caratterizzato da un corteggiamento altamente gratificante e pieno di attenzioni.
Prima che il vero e proprio maltrattamento esploda, ci sono una serie di segnali, indicatori di un rapporto quantomeno poco sano. Spesso è riconoscibile una strategia, di intensità crescente nel tempo, in cui lui si permette di alzare il tiro, dopo che un determinato livello di squalifica, controllo e limitazioni della libertà è stato normalizzato, accettato come usuale o tollerabile.
Ecco alcune frasi tipiche, di un uomo che passo dopo passo si conquista un controllo crescente su quella che sarà la sua vittima.
> Quando ti dipinge un quadro idilliaco di perfetta sintonia, in cui non hai bisogno di altro che di lui.
- Staremo insieme per sempre, mi prenderò cura di te sempre.
- Non hai bisogno di loro (famiglia, amici), hai me.
- Voglio passare ogni secondo della mia vita con te.
- Io farò avverare tutti i tuoi sogni.
> Quando si pone come il salvatore, sostituendosi a te, limitando la tua autonomia.
- Sei la mia bambina.
- Il mondo non è sicuro per te. Ti proteggo io.
- Prima di fare qualunque cosa, chiedimelo.
- Sei la mia regina, lascia che sia io a lavorare, tu non ne hai bisogno.
- Provvedo io a tutto, tu riposati.
- Lascia stare, queste sono cose da uomini!
- In questo sei proprio negata, meglio che ci pensi io.
- Non sono vere amiche, sono tossiche, non ti amano veramente, sono invidiose di te.
- La tua famiglia è la causa di tutti i tuoi problemi. Ma ora ci sono io.
> Quando decide per te e ti controlla.
- Non indossarlo. So io quello che va bene per te. Indossa questo.
- A chi stai scrivendo? Dammi il telefono.
- Dove sei? Mandami una foto di chi è con te.
- No, non puoi bere un altro bicchiere.
- Quando ti scrivo mi devi rispondere immediatamente.
- No, non te ne puoi andare, farei brutta figura. Tu torni a casa con me.
- Cos’hai comprato? Dammi gli scontrini.
- Non puoi essere amica di questo tizio. Ora lo blocco nel tuo social.
> Quando pone condizioni basate sul sentimento che hai per lui oppure facendo leva sul senso di colpa.
- Se mi ami, farai questo (atto sessuale o altro sacrificio).
- Non posso vivere senza di te. Se mi lasci, mi ammazzo.
- Se fossi una brava madre, nemmeno penseresti di uscire stasera.
- Non vedi che sto male! Se mi amassi veramente non diresti/faresti questo.
- O mia, o di nessun altro.
> Quando si assolve da qualunque colpa o scansa qualunque responsabilità, giustifica i propri agiti anche violenti, oppure fa la vittima.
- La mia ex era pazza. Non puoi capire quello che ho sofferto a causa sua.
- Mi fai del male come mai nessuno prima, smettila, mi distruggi. Sei cattiva.
- È tutta colpa tua. Se facessi come dico tutto andrebbe bene.
- Sei l’unica al mondo capace di farmi uscire di testa.
- Nessuno mi capisce. Mi lasciate tutti solo come un cane.
- Non sono violento. Sono solo sotto uno stress micidiale. Se tu questo lo capissi, non mi metteresti il carico sopra.
> Quando trova tutto quello che non va in te e ti fa sentire sbagliata, anche delegittimando come ti senti.
- Non so come ho fatto a prendermi una [insulto] come te.
- Stai esagerando. Tutti litigano, stai facendo i tuoi soliti drammi.
- Sei ridicola. La gente pensa che parli sempre a sproposito. Tieni la bocca chiusa.
- Non sai fare niente, sei una donna inutile.
- Sei odiosa. Nessuno ti ama. Tutti amano me.
- Non fingere di essere spaventata. Smettila di dipingermi come un mostro.
> Quando ti toglie speranza e fiducia, anche con le minacce.
- Finirai da sola e senza niente, perciò pensa bene a quello che fai.
- Non hai nessuno e nessuno ti crederà.
- I bambini te li puoi scordare, non li vedrai più.
- Provaci e poi vedi cosa ti capita.
- Se lo dici a qualcuno, ti rovino.
- Io sono l’uomo in questa casa. Se non fai quello che dico, finirai per strada.
Spesso il crescendo di gravità non è facile da discriminare, tanto che a volte alcune donne hanno la sensazione che prima delle vere e proprie aggressioni o dei comportamenti percepiti come spaventosi, la vita familiare era “tranquilla”. In realtà una serie di condotte finalizzate a mettere in piedi un sistema di potere e di controllo sulla donna erano iniziate molto tempo prima, gettando le basi di una condizione di impotenza, non reattività, sfiducia e auto-colpevolizzazioni che fungeranno da ostacolo alla donna quando poi avrà l’esigenza di sottrarsi alla violenza.
Per questo motivo è importante saper cogliere per tempo una serie di atteggiamenti, prima di trovarsi nella trappola da cui sarà difficile uscire. Ogni volta che ne tolleriamo uno, diamo la possibilità al maltrattante di conquistarsi un altro piccolo pezzetto della nostra vita e della nostra libertà.
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Formazione sulla parità di genere
Scritto da elena il . Pubblicato in Il cerchio di Banpo.
Formazione sulla parità di genere
Qualunque contesto organizzativo (sportivo, aziendale, ecc.) che voglia creare al proprio interno una reale parità tra uomini e donne, necessita di essere profondamente consapevole. Non basta dire di essere per la parità, è necessario anche conoscere tutti i meccanismi, anche quelli più sottili e inconsapevoli, della discriminazione e dell’esclusione di fatto dalle opportunità di crescita e realizzazione personale.
Le tematiche di questa formazione possono spaziare su questi punti:
- Le radici culturali della discriminazione di genere;
- Stereotipi, pregiudizi, ruoli e aspettative di genere: come influenzano le nostre percezioni, valutazioni e prestazioni;
- Consapevolezza di come agiscono le euristiche e in che modo producono i fenomeni del “gender bias”;
- Il fenomeno definito “soffitto di cristallo” e le sue radici culturali;
- Impatto di stereotipi e pregiudizi di genere nel mondo lavorativo, in termini di discriminazione e disparità (nel processo di selezione e assunzione, nella determinazione dei salari, nelle politiche di conciliazione, nel processo di valutazione delle prestazioni e di promozione);
- Conoscere il fenomeno delle molestie basate sul genere, incluse le molestie sessuali e i comportamenti sessisti;
- Il sessismo nel linguaggio; il linguaggio inclusivo
- Le conseguenze psicologiche di discriminazione di genere e molestie;
- Politiche di contrasto di discriminazione e molestie basate sul genere.
Una formazione su questi aspetti può essere utile per raggiungere l’obiettivo aziendale della certificazione della parità di genere, laddove questa rappresenti un tema significativo per l’etica e la mission dell’azienda.
Altri servizi inerenti il benessere psicologico delle donne:
L’abuso nel post-separazione
Scritto da elena il . Pubblicato in blog, Mondo femminile e violenza di genere, trauma, violenza.
L’abuso nel post-separazione
La violenza nelle relazioni di intimità è violenza di genere, che si esprime nelle varie forme di: violenza fisica, sessuale, verbale, emotiva, economica. Quando la relazione finisce, gli abusi non si interrompono, ma si adattano al nuovo contesto del post-separazione. La violenza solitamente tende ad aumentare in questa fase, divenendo in alcuni casi anche più terribile rispetto a quando si divideva lo stesso tetto. Il maltrattante tende a esercitare potere e controllo prendendo di mira i bambini e la genitorialità della ex compagna, la sua autonomia economica e la sua credibilità.
Le battaglie, che si incentrano sulla custodia dei bambini, sono alimentate dal desiderio del maltrattante di vincere, avere controllo, ferire o punire la donna che ha osato sfidarlo rivendicando la sua libertà.
Di seguito la “Ruota del potere e del controllo nel post-separazione”, che ho tradotto per Associazione Artemisia di Fabriano partendo dal lavoro di OMB – One Mom’s Battle.
Gli abusi che coinvolgono i bambini e le bambine
La cosiddetta “contro-genitorialità” si manifesta minando di proposito il lavoro fatto dal genitore sano: interrompere le routine sane di sonno e alimentazione, contraddire le regole educative poste dall’altro genitore, ignorare le responsabilità scolastiche, impedire lo svolgimento dei compiti a casa, creando confusione nei bambini e un sovraccarico al genitore sano per ristabilire le linee di condotta adeguate. Il maltrattante potrebbe inoltre non condividere importanti informazioni sui bambini (ad esempio inerenti la salute o la scuola), usare i bambini per spiare o acquisire informazioni sull’ex partner, oppure forzare per avere i bambini con sé anche quando non sarebbe utile nel loro interesse.
La genitorialità del genitore maltrattante è spesso trascurante o addirittura abusiva. I bambini potrebbero essere esposti a contenuti inappropriati, in TV o nei videogiochi, oppure a persone tossiche. Per guadagnarsi benevolenza, il genitore abusante potrebbe usare metodi intimidatori o manipolativi, facendo leva sui loro bisogni, stati d’animo o paure. Spesso opera in modo manipolatorio per metterli contro l’altro genitore.
I bambini vengono pretesi in virtù del proprio diritto come genitore, ma per un uomo violento prendersi cura di loro è pesante, perché richiede autosacrificio, cosa di cui non è capace, quindi affibbia spesso i bambini a qualcun altro: i suoi genitori, una babysitter, chiunque purché non sia la madre.
Gli abusi sulle donne
Accanto alle strumentalizzazioni che colpiscono i figli, continua parallelamente l’operazione di distruzione dei legami e delle reti sociali. Attraverso la diffamazione o mettendo in giro menzogne e pettegolezzi che ne distruggono l’immagine e la reputazione, il maltrattante cerca sempre di isolare la donna dai familiari, dagli amici e dalla comunità. La dipinge come pazza, instabile, pretenziosa, disonesta.
Lo stesso intento malevolo può portare anche all’uso abusivo del sistema giudiziario, che comporta spesso una vera e propria devastazione sul piano finanziario a causa delle spese legali che la donna deve sostenere in un confronto spesso impari dal punto di vista delle possibilità economiche.
Il controllo economico, una sfaccettatura della violenza domestica che crea dipendenza, continua nel post-separazione attraverso l’erogazione irregolare o assente del dovuto mantenimento o l’impedimento ad avere e mantenere un lavoro. Ad esempio il genitore abusante potrebbe non restituire vestiti dei figli obbligando l’altra ad acquistarne continuamente di nuovi, distruggere i giocattoli fingendo che sia solo un piccolo incidente, rifiutare di contribuire a determinate spese necessarie per i figli, oppure pretendere un programma di visita che non tiene conto delle esigenze lavorative di lei.
Inoltre potrebbero continuare le aggressioni e le intimidazioni, sotto forma di atti persecutori: inviare un numero impressionante di messaggi attraverso i vari canali, di varia natura, dal manipolatorio al minatorio, creando preoccupazioni persistenti, irrequietezza e continuo stato d’allerta.
Il femminicidio è sovente l’esito di un fallimento di tutte queste strategie di potere e controllo sull’ex partner, tanto che a volte le donne temono di contrastarle su tutta la linea, in modo da “tenerlo buono”, dandogli piccole soddisfazioni che non minano completamente il suo senso di controllo.
Le conseguenze per le vittime
L’abuso nel post-separazione ha conseguenze a lungo termine sia per le donne che per i loro figli. Crea un persistente senso di minaccia, talvolta sottile e difficile da decodificare, soprattutto per i più piccoli.
I bambini e bambine assistono alle umiliazioni continue sulla propria madre, sono strumentalizzati, manipolati, confusi da messaggi contraddittori, spaventati per se stessi e per il genitore tutelante.
Le donne sentono, dopo tanti sforzi volti a liberarsi da una relazione tossica, di non essere affatto libere, e di essere esposte a un carico di stressors perfino superiore a quando stava insieme al partner maltrattante. Non ci si stupisce quindi che sono maggiormente vulnerabili al rischio depressivo oppure a ripensamenti che le riportano all’interno della relazione abusante.
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Aiutare a uscire dalla violenza – il libro
Scritto da elena il . Pubblicato in Senza categoria.
“Aiutare a uscire dalla violenza”, pubblicato da Edizioni Centro Studi Erickson, è un piccolo manuale guida per tutti coloro che operano nell’ambito del sostegno alle donne intrappolate in una relazione maltrattante per sostenerle nel loro percorso di uscita dalla violenza.
Il libro illustra in modo schematizzato e puntuale i principi cardine dell’intervento, anche in considerazione delle varie fasi del processo di fuoriuscita dalla violenza. Si tratta di un campo in cui improvvisare può essere davvero pericoloso. Fare una valutazione del rischio attendibile, avere presenti le sfide di ogni fase e i principali ostacoli che si incontrano, conoscere ed empatizzare con l’emotività e le modalità più o meno funzionali di cui sono portatrici le donne, sono fattori cruciali della competenza in questo ambito.
Il libro nasce dall’esperienza quasi ventennale in due centri antiviolenza e una casa rifugio, nei quali ho lavorato come operatrice di accoglienza o psicologa, in contesti di supporto individuale o di gruppo (laboratori: “fEMPOWER“, “La forza delle donne“, “Il cerchio di Banpo“).
Vengono composti in un quadro coerente il frutto dell’esperienza personale, le risultanze della letteratura scientifica, le buone prassi maturate all’interno dei centri antiviolenza D.i.Re., i protocolli internazionali.
Il testo rappresenta una guida utile a tutti gli operatori ed operatrici dei servizi pubblici e privati, anche con professionalità diverse, per sostenere colloqui con le donne che chiedono aiuto, rispettando la volontà di queste ultime e allo stesso tempo senza perdersi in quella realtà multiforme, caotica e contraddittoria che è la violenza.
INDICE
Premessa
Introduzione alle dinamiche della violenza maschile sulle donne
Le radici socio-culturali e politiche della violenza nelle relazioni di intimità
La dinamica del potere e del controllo
I luoghi comuni che giustificano la violenza
Il ciclo della violenza
Violenza di genere e conflittualità di coppia
Le principali conseguenze psicologiche della violenza
L’intervento con le donne che subiscono violenza
Il principio di non neutralità
Le risposte alla richiesta d’aiuto
La prima accoglienza
Discriminare se si tratta di conflittualità di coppia o violenza di genere
Gettare le basi di un rapporto di fiducia
Rilevare le aspettative e ascoltare i desideri
Addivenire a una prima valutazione del rischio
I successivi colloqui di accoglienza
Ricostruire la storia della violenza
Far emergere le dinamiche di potere e controllo
Identificare le strategie di resistenza e le risorse
Avere una valutazione della “readiness”
Identificare gli ostacoli alla fuoriuscita
Il sostegno lungo tutto il percorso di uscita dalla violenza
Curare l’aspetto della sicurezza
Contrastare la vittimizzazione
Ridare senso e coerenza
Gestire gli atteggiamenti disfunzionali
Il processo decisionale di fuoriuscita dalla violenza
Fase di inconsapevolezza della violenza
Aumentare la sicurezza della donna e dei bambini
Incrementare il grado di consapevolezza della violenza e delle sue conseguenze
Iniziare a spostare il focus dal maltrattante al vissuto della donna
Fase di ambivalenza
Aumentare la sicurezza delle donne e dei bambini
Mettere a fuoco le strategie di coping
Rinforzare la rete sociale
Discutere l’ambivalenza
Sostenere le donne che decidono di restare
Fase di preparazione alla fuoriuscita
Permettere alla donna di disporre delle informazioni chiave
Rafforzare la capacità di problem solving
Rafforzare la sicurezza in vista della fuoriuscita
Sostenere la fiducia nel cambiamento
Fase di attivazione e immediato post-separazione
Predisporre strategie per difendersi dallo stalking
Riconoscere il ciclo della violenza quando si ripresenta
Tenere alta la motivazione al cambiamento
Affrontare l’eventuale ritorno dal maltrattante
Fase della totale emancipazione dalla violenza
Procedere con il processo di rielaborazione della violenza
Proteggere il benessere emotivo
Promuovere l’assertività e una sana vita di relazione
Appendice
Piani di sicurezza
Fase di inconsapevolezza della violenza
Fase di ambivalenza
Fase di preparazione alla fuoriuscita
Fase di attivazione e immediato post-separazione
L’eventuale ritorno dal maltrattante
Totale emancipazione dalla violenza
Il cerchio di Banpo 2023 a Fabriano
Scritto da elena il . Pubblicato in blog, Mondo femminile e violenza di genere.
Il cerchio di Banpo 2023 a Fabriano
L’edizione 2023 de “Il cerchio di Banpo” si è svolta ancora una volta a Fabriano, nella sede del centro antiviolenza “Artemisia”. Ne hanno beneficiato 20 donne che hanno costituito un gruppo fantasticamente attivo e solidale.
Io ho portato indicazioni generali sulla comunicazione assertiva e tracce su:
- come attestare stima a qualcuno;
- dire no a una richiesta che giunge sgradita;
- fare richieste;
- fare una critica costruttiva;
Molti discorsi si sono concentrati sul riconoscere e rimuovere dentro di sé gli ostacoli all’affermazione personale (sensi di colpa, paure, sensazione di essere in difetto, difficoltà a riconoscere un proprio diritto).
Le donne del gruppo hanno portato invece le proprie emozioni, esempi di situazioni concrete per esercitarsi, e tanta tanta voglia di cambiamento.
Al di là del potere delle esercitazioni, per sperimentarsi capaci di relazionarsi diversamente, la forza del gruppo risiede proprio nella capacità delle partecipanti di darsi comprensione e supporto, in un clima del tutto privo di giudizio. Un modo validissimo per sentire autenticamente di andare bene, di essere meritevole di accettazione incondizionata, di avere bisogni e diritti inalienabili.
Comunicare rispettando l’altro ma soprattutto se stessi è la via privilegiata per coltivare una sana autostima. Per le donne, abituate a sentirsi trattare come persone “da meno” rispetto agli uomini, un luogo come questo è prezioso per scoprire il proprio valore personale.
L’edizione 2023 del laboratorio è stata soddisfacente, sia in termini di partecipazione che di gradimento delle partecipanti. Non mancherà un degno prosieguo nel 2024!
Il cerchio di Banpo 2023
Scritto da elena il . Pubblicato in blog.
Il cerchio di Banpo 2023
In collaborazione con il centro antiviolenza di Fabriano “Artemisia”, parte la seconda edizione de “il cerchio di Banpo”. Si tratta di un laboratorio gratuito a disposizione delle donne del territorio. I cinque incontri ruotano intorno a tematiche significative dal punto di vista dell’autostima femminile. Il laboratorio, che ha riscosso grande successo e gradimento l’anno scorso, è quest’anno centrato su tematiche inerenti l’assertività e l’accrescimento della capacità di affermare se stesse e i propri diritti in modo costruttivo.
Il laboratorio è molto esperienziale, arricchito da esercitazioni e attività attraverso le quali consolidare abilità e consapevolezze importanti. Il contesto è quello di gruppo, in cui il confronto con le altre possa fungere da motore di crescita e cambiamento.
Gli incontri si terranno dalle ore 18 alle 20 nelle seguenti date:
9, 16 e 30 ottobre – 13 e 20 novembre 2023
Il gruppo è a numero chiuso. Ogni partecipante ha la possibilità di esprimersi, sperimentarsi e ricevere feedback nella misura in cui le è più utile. Vige una regola di totale libertà espressiva e di rispetto verso il vissuto di ciascuna, che per definizione viene considerato valido e quindi esente da qualunque tipo di giudizio.
I cinque incontri verteranno sulle seguenti tematiche:
- Conoscere gli stili comunicativi, identificare il proprio;
- Saper valutare i pro e i contro dei vari stili comunicativi;
- Porsi obiettivi personali in termini di assertività;
- Conoscere i propri diritti affermativi;
- Saper dire “no” senza sentirsi in colpa;
- Difendere un confine personale;
- Difendersi da una molestia;
- Saper fare una critica efficace;
- Saper rispondere a una critica.
Ogni incontro sarà composto da una piccola introduzione sul tema, seguito da attività, esercitazioni, riflessioni e discussione libera tra le partecipanti. Principi centrali del laboratorio sono la libertà di esporsi nella misura in cui lo si desidera e il non giudizio, al fine di garantire un contesto quanto più sereno e sicuro a tutte le partecipanti.
Qui qualche informazione in più sul laboratorio e su altri servizi dello studio rivolti alle donne.
Il senso di sé dopo la violenza di genere
Scritto da elena il . Pubblicato in blog, Mondo femminile e violenza di genere, trauma, violenza.
Il senso di sé dopo la violenza di genere
Subire reiteratamente violenza di genere ha un indubbio impatto sul senso di sé.
La continua critica, le punizioni irragionevoli per comportamenti innocui, le manipolazioni della realtà che colpevolizzano in modo sistematico, il controllo stringente esercitato su ogni aspetto della propria vita hanno conseguenze durature su come la persona pensa, vede e parla di se stessa.
Centrale è il sentimento della vergogna, non solo rispetto a quanto accade all’interno della relazione maltrattante, ma anche e soprattutto rispetto a quello che si sente di essere.
Le parole più comuni che ho sentito pronunciare alle donne vittime di maltrattamenti sistematici quando si riferiscono a se stesse sono:
- cattiva
- sbagliata
- indegna
- non amabile
e una serie di sinonimi, tutti col significato di “non vado bene”. Mentre ci si sente in colpa per qualcosa di sbagliato che si sente di aver fatto, la vergogna è un sentimento che riguarda il “come sento di essere come persona”. All’estremo, la vergogna può diventare disprezzo di sé.
Oltre a essere maggiormente esposte a esperienze di ansia e depressione, anche una volta concluso il rapporto abusante, chi fa questo tipo di esperienza tende a ritirarsi, a evitare esperienze, a nascondersi, a diventare quasi invisibili. C’è una mancanza di motivazione ad attivarsi positivamente nel fare, dal momento che il pensiero sottostante diventa: “non mi merito di essere felice o di stare bene”.
Senza dubbio questo vissuto è tra le conseguenze traumatiche più gravi e durature connesse con la violenza di genere.
La ricerca ci dice che l’esperienza della vergogna è connessa col funzionamento del nostro cervello rettiliano, il che la rende viscerale, profonda, ma soprattutto inaccessibile sul piano cognitivo. Detto in parole povere: non basta dire a se stesse che “sono una brava persona”, “sono una persona di valore”, ecc. È necessario fare esperienze profonde di auto-compassione, che permettono di SENTIRE nel corpo emozioni di accoglienza, calore, rispetto.
C’è un repertorio di tecniche e strumenti, all’interno della terapia cognitivo-comportamentale, che mirano proprio a questo scopo e che rendono piano piano possibile un rapporto con se stesse più autentico, compassionevole e meno giudicante.